venerdì 9 dicembre 2011

En Cuba non se camina, se baila
























































































































































Suavemente (senza fretta)













E’ stata la vacanza più bella mai fatta finora. La più rilassata, allegra, colorata e gioiosa. Di solito tornavo dai tour (massacranti) così stanca che mi sarebbe servita un’altra settimana a casa per smaltirne l’effetto, questa volta sembro essere stata un mese in beauty farm.
Eppure ero un pò stressata prima di partire. Innanzitutto ero parecchio stanca inoltre era il primo viaggio in tanti anni a questa parte senza il mio compagno. Mi sembrava strano avventurarmi senza di lui.  Nei preparativi ognuno suppliva alle dimenticanze dell’altro, con lui mi sentivo più tranquilla, in un certo senso protetta, meno allo sbaraglio. Paranoie di una donna che ha sempre avuto accanto qualcuno? Si, ahimé devo ammetterlo. Invece é andato tutto benissimo, non c’é stato il minimo intoppo organizzativo ed inutile dire che ora mi sento più forte anche in questo.
La cosa più bella di questo viaggio é stata l’ avere come compagno di viaggio Lorenzo, mio figlio. Siamo stati bene, in armonia, anche lui si é divertito molto e ci sono stati innumerevoli momenti di felicità perfetta, assoluta. E’ una soddisfazione il constatare che sono riuscita a trasmettergli la mia curiosità per gli altri popoli. Inoltre pur essendo molto giovane trovo che sia un turista molto più consapevole di persone molto più grandi di lui, con uno sguardo profondo e attento e ne sono felice. Ho sempre pensato che sia infinitamente più importante lasciare in eredità ai nostri figli sogni piuttosto che mattoni o conti in banca e tra i valori che ho sempre cercato di trasmettere come madre ci sono l’amore per gli altri, la compassione e la generosità ed é bello vedere che sono riuscita nell’ intento. E’ buono come il pane il mio ragazzo e durante il viaggio si preoccupava ancora più di me che le matite, pennarelli, album da disegno, giochi ecc. che avevamo portato da regalare non restassero in valigia.

Il paese:

una natura stupenda e pochissimo inquinata, un pò perché per via dell’embargo non c’é consumismo (cosa che mi ha colpito: nei pochissimi negozi la merce viene consegnata senza sacchetti o imballaggi, non ne hanno proprio. Al limite tutto quello che si riesce ad ottenere per trasportare un prodotto alimentare é un tovagliolo di carta così sottile da essere trasparente o un foglio di giornale) e poi anche grazie ad un lungimirante programma di protezione da parte del governo. Un popolo che avrà anche subito decenni di lavaggio del cervello ma é un grande popolo. Cordiale, allegro, geneticamente ottimista, con tanta voglia di vivere. Le case sono dipinte con colori da caramella di una vivacità accecante, ad ogni angolo di strada c’é musica. Tutti sembrano saper suonare almeno uno strumento o cantare, dipingere o fare bricolage. Il livello medio dell’istruzione é altissimo, anche perché dall’asilo fino all’università é tutto gratuito. Anche se alcuni medicinali scarseggiano l’assistenza medica é garantita per tutti e la preparazione dei medici é di alto livello. Certo, un turista vede sempre l’aspetto più superficiale e spesso meno veritiero. Lo so che le carceri sono piene di dissidenti, che internet é praticamente assente ed accessibile solo ai turisti, che non esistono riviste o pubblicazioni che non sia il quotidiano di partito, che gli unici libri che si trovano in vendita sono quelli che parlano del Che/Fidel o grandi classici al di sopra di ogni sospetto. Però nonostante tutto é un bel paese. E’ un paese dove nessuno litiga per una precedenza in auto o una macchina che rallenta la partenza ad uno stop, dove il clacson é un’eccezione e ti stupisci quando ne senti uno, dove i bambini giocano ancora liberi in strada e sono rilassati e felici, un paese dove esiste ancora il concetto di comunità. Certo é una mentalità molto diversa dalla nostra. La prima volta che sono andata in uno dei loro bagni sono rimasta choccata dalla totale mancanza di privacy (i bagni sono chiusi da una porticina minuscola tipo saloon, ti copre giusto le parti critiche ma praticamente si intuisce tutto quel che stai facendo) e quando mi sono ritrovata addirittura in un momento di tragico imbarazzo perché a dividere i bagni c’era un divisorio di vetro colorato ma completamente trasparente è stato quasi comico. Però mi abituerei molto volentieri. Diciamo che il Caribe o il Sud America sono il mio ambiente ideale.

















Città, monumenti, che mi sono piaciuti di più:

l’Avana é una città bellissima, dal fascino enorme. E’ stata tutto quello che avevo sempre immaginato e molto di più. Mi é piaciuto da pazzi l’ultimo giorno quando il tour ci ha lasciato liberi e con Lorenzo abbiamo potuto andarcene in giro da soli. Abbiamo fatto una lunghissima passeggiata sul Malécon, c’era una luce di una bellezza quasi insostenibile, non lo dimenticherò mai. Abbiamo scorrazzato per i vicoli in coco taxi e nei quartieri che non avevamo ancora visitato su di una decappottabile del ’53. E’ una città con due milioni di abitanti eppure non lo percepisci. Il traffico é scarso, tutto quello che senti in giro é musica, gente che canta (mitica la venditrice di arachidi che ci ha seguito per tutto il centro storico richiamando i clienti con una voce degna di un teatro). C’é tantissimo verde, parchi, tante piazze alberate. E’ stato amore totale, pari a quello che ho per Roma. Eletta città del cuore a pari merito.
Per me che ho sempre sognato il Caribe leggendo Marquez spesso durante questa vacanza mi é sembrato di vivere in uno dei suoi romanzi. A Trinidad ad esempio. Cittadina coloniale perfettamente conservata eletta patrimonio dell’ Umanità dall’ Unesco. O vedendo i vecchi zuccherifici della Valle del los Ingenios, anche questa patrimonio protetto o nei tanti patii delle magnifiche case dell’ Avana, con voliere di pappagalli dai colori meravigliosi come in “L’amore ai tempi del colera”. Quanto ossigeno per l’immaginazione..










Il mare:

indimenticabile. A Cayo Largo, isola lunga 20 km e in alcuni punti larga solo 400 mt. ci sono solamente 4 hotel/villaggi e oltre ad i turisti possono viverci solo i dipendenti degli alberghi. Un’ unica strada che la attraversa longitudinalmente e null’altro. Un incanto. Spiagge di cipria, un mare cristallino e dalla temperatura perfetta, granchi, pesci, stelle marine, la vegetazione tropicale rigogliosa. Un sogno assoluto. Ho fatto centinaia di foto e tanti filmati per cercare di catturarne la magia e come risorsa per sopravvivere alla deprimente routine invernale ma rendono l’idea solo in parte.



































La cucina:

va detto, sono completamente negati. A parte il fatto che se pensiamo che uno tra i piatti nazionali é fatto di riso scondito (e perennemente scotto) e fagioli neri, cucinati insieme per economizzare combustibile e senza il minimo condimento, non c’é proprio storia, il nulla. E’ tutto di militare memoria, più che pasti sembrano razioni k, studiate per nutrire lo stretto indispensabile, con scientifica esattezza senza sprecare nulla. Nei ristoranti il pane fresco non esiste, viene servita solo galletta secca. L’antipasto tipico é composto in parte di frutta sciroppata, per dessert viene servita marmellata, quando va di lusso con un pò di formaggio. Deprimente. Il sollievo é arrivato a Cayo Largo dove il cuoco era palermitano. Il nostro arrivo a pranzo il primo giorno sembrava un film di Totò “Ragaaaaaazzziiiiiii c’é la pizzaaaaaaa!!!!!!”















Momenti indimenticabili:

- Lorenzo che legge in ogni momento libero (grande conquista di questi ultimi tempi)
- Il Malécon
- Il museo e memoriale del Che. Al di là di tutta la retorica e l’ideologia mi hanno emozionato
- La pioggia tropicale sulle palme
- L'ora in cui ogni sera riuscivo a scrivere il diario di viaggio (per la prima volta ho sentito il bisogno di tenerne uno per non dimenticare neanche un momento) o leggere sul terrazzino del mio bungalow vicino al mare, accendendomi un incenso e una candela. Pura felicità
- Svegliarmi al mattino, infilare solamente un costume ed un pareo e restare così fino a sera .


Momenti divertenti:

Il gruppo era composto perlopiù di giovani e quindi l’atmosfera era molto allegra.
- Indimenticabile il pranzo sull’ isolotto deserto di Cayo Macho raggiunto in catamarano. Decine di iguane per nulla impaurite e jutias, enormi roditori simili a castori. Si avvicinavano così tanto da arrivare sotto il tavolo mentre mangiavamo, hanno seminato il panico. Che ridere...
- Le mie numerose partecipazioni a lezioni di ballo, fitness e attività simili hanno divertito l’irriverente figliolo.
- C’é stato un quartetto di partecipanti in età parecchio avanzata che nonostante fossero i più anziani del gruppo hanno letteralmente imperversato per tutta la prima settimana con siparietti molto divertenti. Erano così indisciplinati e vivaci che in certi momenti la guida faticava a gestirli.
- Stipati in 7 in un taxi che cadeva letteralmente a pezzi e sembrava sul punto di esplodere per la puzza di gasolio, con l’autista che doveva tenere la portiera perché non cadesse
Si é riso molto. Essendo Lorenzo ed io tipi piuttosto riservati e non particolarmente amanti della socialità ci siamo anche ritagliati molti spazi tutti per noi però i momenti con gli altri sono stati molto piacevoli.

Note negative:

Pochissime e solo di natura pratica.
Nei tanti alberghi raramente ho trovato asciugamani puliti. Erano sempre marroncini, con un vago odore di barbone, nella migliore delle ipotesi sapevano di zolfo. Per fortuna messa sull’ avviso da alcuni forum e diari di viaggio su internet me ne ero portata saggiamente due da casa e li lavavo spesso. Non é piacevole affondare la faccia nei residui corporei di qualcun’altro. Bleah....
L’igiene non é granché, anche questo va detto. I loro detersivi non puliscono, sospetto che lavino tutto in acqua fredda sempre per economizzare, tutto é unticcio ed opaco. Si sopporta. Però ho avuto fastidiosi problemi gastrici come nemmeno in India.
Del cibo ho già parlato... Benedetto Agostino, cuoco del Veraclub.
Direi che é tutto. Nulla paragonato a tutto il resto.