mercoledì 23 dicembre 2020

Doris


Domenica prima di Natale, regalo dei regali è arrivata lei, Doris, che prima si chiamava Pink ma con la speranza di regalarle fortuna, felicità e una vita nuova abbiamo voluto regalarle un nuovo inizio anche nel nome. 
Salvata dai volontari dopo il recupero dell'intera cucciolata buttata via come fosse immondizia (e ogni volta che sento queste notizie qualcosa dentro di me ruggisce di rabbia e non si capacita, non si capaciterà mai), spaventata per le 24 ore di viaggio, due occhioni dolci e tanto bisogno di coccole e rassicurazioni. 
Fortissimamente voluta dopo Joy, simpaticissimo e indomabile terrier, vissuto 18 anni e indimenticato componente della famiglia. 
Dopo due giorni comincia lentamente a fidarsi, ha capito che può avvicinarsi alla ciotola mentre mangia senza dover stare in allerta pronta a scappare (penso che dolce e tranquilla com'è si sia vista rubare più di un boccone), la prima visita dal veterinario è stata tranquilla e senza stress, comincia a giocare e ad esplorare il nostro terrazzo, si sta guardando intorno insomma e mi sembra che quello che vede le piaccia molto. 
Il primo giorno e mezzo l'ha passato dormendo ininterrottamente, oltre allo stress immagino che la sua nuova cuccia, bella imbottita e ricoperta da una copertina morbida, debba esserle sembrata un sogno. 
Cerchiamo di fare tutto con molta calma, senza stressarla e rispettando i suo tempi e sono contenta di avere così tanto tempo e attenzione da dedicarle. 
E mi piace anche il fatto che non l'abbiamo scelta esteticamente. Per una serie di circostanze non sapevamo nulla di lei finchè non hanno aperto la porta della navetta che la trasportava e in fondo riflettendoci è proprio questo è il vero senso dell'adozione, voler bene senza riserve. Oltre che di una dolcezza unica, l'adorerebbe anche un burbero insensibile, è anche bellissima  ma l'avremmo amata anche tracagnotta, spelacchiata e con un brutto carattere, anzi i cani vecchietti e malconci sono quelli che attirano sempre la nostra attenzione e ci fanno più tenerezza.
Nella foto, in cui sembra meditare sul suo futuro :-), era appena arrivata a casa. In due giorni sembra già più grande e meno cucciolotta con lo sguardo perso, ha già un piglio più baldanzoso. 
Ha ricevuto già una marea di coccole e persino regalini di Natale dai nostri parenti. Sta rendendo  indimenticabile questo Natale così assurdo. E ancora una volta è tutto merito di mio figlio, Lorenzo. Dolcissimo e unico, buono come il pane, con un cuore grande e generoso.
Che poi se ci penso le più grandi sorprese e le emozioni più belle e intense della mia vita me le ha fatte provare tutte lui quindi niente di strano che anche stavolta sia riuscito nell'intento. 

venerdì 20 novembre 2020

Passione (ipo)glicemica

Amo follemente il cibo, ancor più dei libri e dei film. Le sue infinite trasformazioni e sfumature mi sorprendono sempre, ci penso molto spesso, probabilmente con la stessa frequenza con cui un adolescente pensa al sesso, le mie foto di viaggio sono piene di immagini di mercati e bancarelle di frutta e verdura, quando cucino e qualche profumo paradisiaco invade la casa sono una donna felice e profondamente appagata, 
Sono golosa da sempre. Quando ero piccola e avevo qualche malessere il pediatra prescriveva invariabilmente dieta in bianco, per qualunque cosa, dall' influenza ad una gamba rotta, sempre! Per me erano momenti di profondo avvilimento, al confronto la possibilità di dover fare un'iniezione era il male minore. Mi rivedo a letto con la febbre e con lo stomaco nemmeno troppo in forma ma al rumore di stoviglie proveniente dalla cucina mi risento chiedere con voce triste "cosa state mangiando?" :-) Fa proprio parte di me.
Ecco se potessi scegliere io vorrei occuparmi di cibo anche per lavoro.  E negli anni ho sviluppato anche una grande passione per l'alimentazione sana. Quando il cibo oltre ad essere buono è una cura o comunque fa bene è il massimo. Non mi piacciono tofu, seitan e alcuni altri ingredienti della cucina macrobiotica (quanto ci ho provato, in tutte le salse ma niente, è più forte di me. E detesto anche per il porridge) ma se si parla di sostanze nutritive, conservanti, pesticidi, super food e indice glicemico sono preparatissima.  Ho fatto un nuovo acquisto per la mia libreria "gastronomica" che ormai comincia ad occupare un bel pò di spazio in cucina e ne sono entusiasta. 



Si parte dalle basi con una spiegazione esauriente di indice e carico glicemico, ci sono utilissime tavole con tutte le possibili sostituzioni degli ingredienti tradizionali, le ricette base di impasti e creme e poi tante ricette che voglio provare incluse quelle di alcuni pani e pasta madre.
Il dolce è un piacere troppo grande per potersene privare e in fatto di pasticceria sana diciamo che avevo bisogno di perfezionarmi un pò. Facevo biscotti e dolcetti vari con pochi zuccheri e grassi ma in modo piuttosto empirico, qualcuno era buonissimo qualcun altro era molto meno gustoso e rocciosetto.  Ho cercato ricette online ma a me piace avere dei libri da sfogliare e consultare e sono proprio contenta di avere scoperto questo. Veramente ben fatto, mi si apre un mondo da esplorare.

martedì 6 ottobre 2020

E alloraaaaaaa!!!

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            
Mai, mai e poi mai avrei pensato di dover includere questo virus terribile e spietato nella lista delle cose che dopo una nefasta collisione con la mia vita comunque mi hanno insegnato qualcosa di prezioso. Eppure è cosi, ma forse, in fondo, ci sono un po' tutte le disavventure nella lista, anche quelle peggiori. 
Ma ritornando alla lezione di vita premetto che sono sempre stata una tipina molto garbata, grazie-prego-per favore, la voce si alza solo in caso di reale emergenza, le opinioni e i giudizi che possono offendere o far male meglio tenerli per se', la tipica riservatezza ligure insomma che, unita ad un velo di timidezza e ai postumi di un' educazione severa, hanno creato un madamin molto affabile.  Questo fino all'avvento del Covid... Essì perché nel giro di sei mesi mi sono ritrovata iena senza neanche accorgermene. :-)
La salute è un argomento serissimo sul quale non si scherza e non ci si può permettere di essere superficiali, da quel che vedo in giro mi sa che non la pensiamo tutti così. Questo menefreghismo diffuso, l'incoscienza di quelli che rischiano la pelle e mettono a repentaglio quella degli altri, ad un certo punto ho cominciato a ribellarmi. In autobus, al supermercato, al ristorante, in coda alla posta, alle lezioni di un corso, ormai rompo le balle ovunque, la mascherina va messa, punto, le distanze vanno rispettate, non ci son santi. 
Ed estendere poi  l'atteggiamento a tutte le altre faccende non-Covid è stato davvero un attimo ed e' stato sorprendentemente facile. Non riesco più subire in silenzio e accettare situazioni per quieto vivere. Al motto di "adesso basta" l'assertivita' e' il mio nuovo mestiere. 
È meravigliosamente liberatorio, rilassante, aumenta l'autostima e abbassa la pressione, può essere persino divertente. Mi piace questa nuova versione di me stessa.
E' un esercizio che consiglio. Attenzione però perché una volta cominciato non si torna più indietro, se ne ricava un benessere che nemmeno due ore di boxe. :-) 

giovedì 1 ottobre 2020


Da sei mesi a questa parte ho sviluppato abilita' cazzeggiatrici che non sapevo nemmeno di avere. O meglio un pò lo sospettavo ma il mio innato senso del dovere confondeva le acque. E invece eccomi qui, con libri meravigliosi come questo, un intero pomeriggio autunnale a disposizione e tanta voglia di far niente :-).

Il giro in libreria quando voglio gratificarmi ormai è un rito, la sezione cucina poi è una vera calamita. 
Questo l'ho trovato in una piccola gelateria pasticceria vicino casa che oltre a fare gelati indimenticabili ha una vetrina di libri a tema cibo, molto scelti e molto belli. 
Il cibo... questa passione viscerale che se ci fossero tutte le circostanze favorevoli trasformerei in lavoro. Catering, eventi, cuoca a domicilio, home restaurant oppure un piccolo locale, una sala da tè ad esempio, con annessa libreria, un concept store ormai per niente nuovo e ipersfruttato ma che mi scatena sempre  la fantasia.
Nella mia  cucina  i libri mangerecci che ho comprato negli anni riempiono in ogni angolo libero. Lo stesso appagamento nel sfogliarli me lo danno solo quelli fotografici, specie se di viaggi, e quelli hanno ottenuto un loro angolo privato in soggiorno. La libreria di Hugh Grant in Notting Hill è quasi in cima alla classifica "lavori ideali", tanto per dire.


Ma torniamo al libro in alto. Delizia pura.  Il pic nic, che più che un modo di mangiare è un vero e proprio stato mentale, un' attitudine al cazzeggio per antonomasia, una parentesi di totale ozio dove dar spazio ai propri capricci alimentari, spilluzzicando senza impegno e ancor meno costrizioni, sbivaccati in un bel luogo in mezzo alla natura. Il paradiso. Probabilmente devo aver contagiato anche mio figlio, quando era piccolo mi chiedeva sempre di mangiare seduti nelle tende indiane improvvisate in salotto, troppo divertente, mi regrediva di botto l'anagrafica.
Il libricino in questione insomma non potevo farmelo scappare. Con tutte quelle ricette sfiziose, idee, location ideali, eventi a tema ed illustrazioni bellissime... Devo organizzare al più presto un pic nic autunnale prima che la prima alluvione di stagione tolga tutta la fantasia. E leggendo ho scoperto che ci sono agenzie di eventi che organizzano proprio pic nic, speciali e, inutile dirlo, molto fiabeschi.  Un'altra delle mie occupazioni ideali. 
E a proposito di carriera in questo periodo fatto di job center, percorsi formativi e riqualificazione mi faccio tante domande. Sul mio passato lavorativo, sul mio futuro, parecchio difficile da immaginare, sui decenni di stress micidiale patito e sulla vita che invece vorrei. E tra proposte di lavoro offensive (la ciotolina di riso non basta, cari datori di lavoro), la scarsità di offerte della mia regione, il Covid che complica e rende tutto ancora più statico di un lago in un giorno di bonaccia, ogni tanto devo proprio staccare. Meglio pensare alla casa in campagna che stiamo cercando, al cagnolino che vorremmo adottare, al prossimo viaggio, ai bei libri e a tutta la bellezza che c'è nel mondo. 

venerdì 24 luglio 2020

Vacanze letterarie



Ed eccomi catapultata in Messico, solo con la fantasia purtroppo ma va già bene così. Merito di questo romanzo che sto divorando con la voracità di un predatore. Una storia familiare, straripante di colori e sapori, un viaggio che inizia con la villeggiatura estiva a Città del Messico di una famiglia emigrata anni prima in Texas e va poi a ritroso nelle vicende familiari fino ai primi del Novecento. Una famiglia grande e ingombrante, dove le donne occupano tutto il palcoscenico, nonna Tremenda con il suo scialle color caramello una per tutte. E' una storia scoppiettante, rumorosa e puzzolente di fritto, fatta di kitsch e devozione, tradizioni e superstizioni. Ma è anche una fiesta che ti travolge, una vacanza interminabile che ti da tanto tempo per riflettere, il ritratto profondo di un paese e di un'epoca. 
Interessanti le lunghe note in calce al testo, ormai so tutto sulla storia dei rebozos messicani (scialli ricamati coloratissimi indossati anche da Frida Kahlo), ironiche e intelligenti certe invenzioni linguistiche, bellissimo il taglio quasi cinematografico di alcuni capitoli.
Gli scrittori dell'America Latina con me fanno sempre centro perché più di tutti sanno guardare all'umanità in un modo ironico e commovente e lo fanno con una scrittura corposa, divertente, evocativa, una gioia per i sensi. Quando incrocio qualche libro come questo è pura felicità. 



mercoledì 8 luglio 2020

Cose (più o meno disperate) da fare quest'estate

                                                                                                                                       
E' un'estate strana. Una delle più lente mai vissute (e questo un pò mi piace) ma ahimè anche circospetta, trattenuta, abbozzata; arriverò in fondo con delle carenze, lo sento, temo che passerò l'inverno ostinandomi ad andare in giro in infradito, facendo barbecue sotto la pioggia, mangiando frutta di serra. Essì perchè per quanto mi riguarda questa stagione, che aspetto sempre spasmodicamente per tutta la restante parte dell'anno, non sta esprimendo tutto il suo potenziale. Ma neanche la metà.  Finora ci sono state soltanto un sacco di domeniche in terrazza, qualche timida riunione familiare (sempre senza abbracci, che sofferenza), tante buone letture, certo, e un sacco di progetti ma si resta sempre sul vago. Appena più in là dei blocchi di partenza. La cosa più eccitante che mi è capitata negli ultimi tempi è stata andare all' Ikea, con relativa misurazione della temperatura, dopo sei mesi di astinenza. 
Personalmente di tecnologia e virtualità ne ho la nausea. Ho visitato tutti i musei del mondo, passato al tappeto Netflix, Amazon Prime, Raiplay e Now tv divorando film a ritmo continuo come un'ossessa, ho fatto gratuitamente un validissimo corso di due mesi di inglese avanzato, credo di aver sfruttato ogni possibile risorsa offerta dal web però adesso sono un pò stanca. Non mi attira nemmeno più lo shopping online, con buona pace del mio conto corrente. Durante il lockdown ho dilapidato una mezza fortuna in prodotti cosmetici, coccole rilassanti quando tutto sembrava grigio e triste, per fortuna non sono rimasti inutilizzati. 
Gli armadi sono stati tutti riordinati, i documenti messi in ordine, ho cucinato l'impossibile e sperimentato che neanche Bottura, giardinaggio fatto, pulizie di primavera idem, ho riparato il riparabile, ho cucito, riciclato, inventato. Basta.
Tutte le cose che si possono fare a casa hanno già "allietato" simpaticamente i mesi di prigionia, adesso ci sarebbe bisogno di uscire, vedere cose nuove, di socialità, di aria. Non esco di casa da tre giorni il che a luglio, in perfetta  salute è un inedito totale. 
Ripasso un attimo attingendo online ma si ricade di nuovo lì, nel lugubre periodo del lockdown, digitando "cose da fare estate 2020" appaiono soltanto offerte di vacanze (tutte rigorosamente in Italia), gli articoli carini sull'estate e le sue delizie - con idee al momento tutte irrealizzabili, perlomeno per me -   sono tutti datati almeno un anno, risalgono a quando eravamo normali insomma.
La mia creatività va liquefacendosi insieme ai ghiacci artici. Mi sa che finirò a produrre manufatti artigianali tipo questi.                                                                                             
                                                                                                                               

                                                                                                                                                ©www.nonsprecare.it

Andremo a fare il bagno nei torrenti perché grazie alla Società Autostrade, sponsor ufficiale dell'estate ligure 2020, il mare è irraggiungibile. Per non disidratarsi in una coda di 15 km meglio dirigersi verso l'entroterra.




Le mie idee al momento si esauriscono qui sotto questa immagine poco poetica di quattro piedi sfiancati dal caldo messi a sfrigolare nell'acqua ghiacciata come zeppole in olio bollente. 
In questo anno così complicato che ci ha costretto a frugare a fondo in ogni cassetto delle nostre risorse mentali non è facile trovarne altre. Ma l'estate è una stagione troppo bella per non sfruttarla in pieno, bisogna inventarsi qualcosa.   

To be continued...





martedì 23 giugno 2020


Così non vale. Avrò peccato ancora una volta di ingenuità ma quando immaginavo di poter uscire sognavo di scorrazzare libera e felice,  mi sembrava già di sentire lo sciabordio delle onde e odore di crema solare, mi vedevo già con una granita alla mandorla di Pisacane, solo al pensiero di un giro da Sephora alla ricerca di un nuovo profumo estivo avevo una vertigine di euforia. 
Si si, basta che te lo credi. La vita con la mascherina è come cercare di gustarsi un piatto di Cannavacciuolo quando hai il raffreddore. E lo so che  ammalarsi è peggio però da quando esco bardata non vedo l'ora di tornare a casa a respirare. 
Non parliamo poi dello stress per mantenere un minimo di distanziamento, non avrei mai pensato di poter avere dei riflessi cosi efficienti. 
Figli e genitori non abbiamo ancora potuto stringerli e baciarli, perlomeno io non lo faccio perché mi sentirei egoista, le cene a casa con gli amici sono surreali (la prima volta che ho apparecchiato mettendo due posti ad un'estremità della tavola e due all'altra mi sono sentita la protagonista di un film distopico),  andare al cinema non se ne parla, fa venire i capelli dritti al pensiero di quelle poltrone in tessuto, ricettacolo di germi già in tempi normali. Ovunque tu vada devi fare una coda per via degli accessi contingentati, anche per una cosa stupida come comprare la Settimana Enigmistica. Vogliamo parlare delle spiagge? Con l'accesso da prenotare come una notte in hotel? Le vacanze quest'anno non osiamo nemmeno immaginarle. 
Possiamo fare quasi tutto e non possiamo fare niente. Personalmente nel tempo libero continuo ad oziare in terrazza ma così non è vita. 
Mi ripasso un attimo la wish list fatta in piena quarantena:

Cucinare una cena luculliana per figli e famiglia. Fare un giro a Sestri Levante possibilmente in una bella mattina di sole, speriamo sia ancora primavera. Andare a mangiare una pizza. Vedere un mercatino con la gente che mi spintona (anche se temo che per molto, molto tempo le folle le eviteremo). Voglio stare in giro tre giorni di fila. Andare al mare io che ormai da alcuni anni non sopporto più il caldo, tagliarmi i capelli,  programmare la prossima vacanza.

Come non detto, a parte la cena luculliana per figli e famiglia.
L'idea di andare in pizzeria dovendo stare attenta a tutto ciò che si muove mi attira quanto una seduta dal dentista, i mercatini adesso li fanno ma spintonarsi per una maglietta non è il caso, per la spiaggia vedi sopra e il parrucchiere non ho ancora osato consultarlo, e si vede. 
a Sestri Levante poi non ci sono ancora andata. Essì perché la società autostrade ha pensato bene di trasformare la Liguria in un intero cantiere che, sommandosi con le gallerie chiuse per giorni perché cadono a pezzi, ha avvilupato la regione in un'unica, interminabile coda capace di scoraggiare anche una shopper compulsiva il primo giorno di saldi al 70%. 
Daje a ride insomma. Però non è tutto male questo periodo (che ricorderemo come uno dei più assurdi della nostra vita). Ho un sacco di tempo libero, mi sono riposata molto, ho potuto rimettermi a studiare, cosa che amo molto, sono diventata ancora più ecologista e poi di nuovo nell'ordine ho un sacco di tempo libero, mi sono riposata molto, ho potuto rimettermi a studiare... :-). 

mercoledì 1 aprile 2020


Alcune settimane fa mi trovavo su un treno di ritorno da una breve vacanza a Napoli. L'emergenza Coronavirus qui in Italia era cominciata due giorni prima con l'esplosione di due focolai.  Si cominciavano a vedere le prime sciarpe alzate a simulare mascherine già introvabili ovunque, qua e là qualche timido tentativo di tenere un minimo di distanza, il consiglio di lavarsi le mani che sarebbe diventato il nostro mantra quotidiano fino ad ossessionarci scorreva ovunque su tutti gli schermi. 
Le lunghe otto ore necessarie per arrivare a casa  sono state un alternarsi di apprensione, tristezza, ho provato una terribile stanchezza all'idea di dovermi difendere abituata come tutti al comfort di una vita igienicamente sicura, ho letto la stessa ansia sul viso degli altri passeggeri di quel treno affollato all'inverosimile e quindi rischioso,  è stato un viaggio angosciante che per alcuni aspetti non dimenticherò mai. 
Da subito mi sono sentita inerme, incapace di difendere me stessa e le persone che amo, infinitamente triste per tutti coloro che avrebbero perso la vita. Da persona pratica mi sono anche arrabbiata con me stessa per non aver colto la potenzialità di quanto già avvenuto in Cina e non essermi preparata. Al pensiero di procurarmi delle mascherine mi ero sentita un' allarmista ingiustificata, eravamo così certi che qui in Italia la situazione non sarebbe precipitata da essere andati in vacanza, con qualche dubbio e adottando comunque delle precauzioni ma comunque abbastanza tranquilli. 
Su quel treno ho pensato alla vita che avanza cieca e sorda come un fiume in piena e travolge tutto nella sua struggente, feroce, ineluttabile bellezza e ancora una volta mi sono sentita di fronte ad un immensità per la quale nessuno di noi potrà mai essere pronto.
Nei giorni successivi, con una velocità che ci ha ammutolito, le nostre vite sono state travolte davvero.
Il sapone. Il nostro nuovo miglior amico (non che prima non lo fosse ma adesso è proprio un'ossessione). Sono arrivata al punto di lavare persino le confezioni di cibo perché ormai anche fare la spesa potrebbe essere potenzialmente letale. Da un mese non mi tocco occhi, naso e bocca se non sono assolutamente certa di avere le mani pulite come quelle di un chirurgo. Ho smesso di mangiucchiarmi le unghie, questo è bello.
Le scarpe lasciate fuori dalla porta, la disinfezione di ogni oggetto che è stato all'esterno, la spesa ogni quindici giorni perché ogni volta è talmente faticoso e stressante con mascherine, guanti, autocertificazioni sempre nuove da compilare, persone che nelle corsie del supermercato non possono fare a meno di arrivarti addosso che preferisco rinunciare a qualcosa e mangiare il disponibile, sono diventata la regina del cucinare "senza".
Ora facciamo tutti il pane in casa, era da una vita che volevo avviare una coltura di lievito madre finalmente l'ho fatto, anche questo è bello. E lo studio del pianoforte, quattro ore al giorno, praticamente un lavoro, ripreso dopo anni, inizialmente per darmi un minimo di disciplina e tenere a bada l'ansia, continuato con grande piacere.
I figli che vivono in altre case e ci mancano più dell'aria e abbiamo un disperato bisogno di stritolarli in un abbraccio di almeno un'ora, gli anziani che ci fanno preoccupare perché sono i più indisciplinati, gli affetti coltivati via skype o whatsapp, stasera con la mia famiglia ci collegheremo tutti all'ora di cena a simulare una convivialità che al momento non può esserci.
Da qualche anno si leggeva di megavirus, sapevamo che prima o poi sarebbe successo ma adesso che il peggior film catastrofista si è avverato siamo senza parole. I primi giorni sorretti dall'adrenalina abbiamo fatto caciara sui balconi, suonato,  cantato l'inno nazionale, tricolori appesi ovunque, ognuno ha esorcizzato la paura a modo suo. Man mano che l'inattività ci ha fiaccato si è insinuata la depressione e in questa aria viziata non si riesce a pensare ad altro che al momento in cui finirà. Resistono solo le personalità narcisiste tipo comici, cantanti e attori ma loro hanno bisogno di un pubblico altrimenti impazziscono, noi che non siamo gente di spettacolo ormai vegetiamo.
Di questo periodo mi accompagneranno per sempre alcune immagini. La lunga fila di camion dell'esercito carichi di bare portate nei crematori di altre regioni, i malati trasportati in terrorizzanti barelle chiuse che sembrano già anticipare il destino finale di molti di loro, l'interno di un reparto di rianimazione visto alla televisione che non mi fa dormire da una settimana, il Papa che prega solo in mezzo a Piazza San Pietro, un momento storico inimmaginabile e immenso nella sua tragicità.
Ci sono stati anche positivi effetti collaterali tipo il buco dell'ozono che sta migliorando, gli animali selvatici che si riappropriano dei loro spazi, l'aria molto più pulita, tanto tempo libero per fare tutte quelle cose per le quali non si ha mai tempo, una vita più frugale ed autentica. La solidarietà preferisco considerarla come reparto a parte perché purtroppo per molti italiani è contingente, appena sarà tutto finito molti, troppi, gli stessi che non rispettano le regole della quarantena, torneranno al loro misero orticello fatto di quattro verdure appassite e meschine. Però si sono viste grandi prove di generosità e abnegazione totale, per fortuna di persone grandi ce ne sono moltissime.
Cosa vorrei fare una volta finito? Cucinare una cena luculliana per figli e famiglia. Fare un giro a Sestri Levante possibilmente in una bella mattina di sole, speriamo sia ancora primavera. Andare a mangiare una pizza. Vedere un mercatino con la gente che mi spintona (anche se temo che per molto, molto tempo le folle le eviteremo). Voglio stare in giro tre giorni di fila. Andare al mare io che ormai da alcuni anni non sopporto più il caldo, tagliarmi i capelli,  programmare la prossima vacanza. Tutti stiamo pensando a come riprogrammare le nostre vite e sistemare quello che non va o non è ideale ma le cose che ora ci stanno mancando di più sono anche le più basiche quindi mi sa che ricominceremo da quelle.
Saremo diversi? Ci sto pensando e francamente non lo so. Gli uomini dimenticano in fretta, raramente imparano dal passato. Magari resteremo più fobici ma non è detto nemmeno quello.
E' probabile che io mi accorga di essere diventata nel frattempo un animale più sociale e questo mi piacerebbe, speriamo.