venerdì 30 novembre 2018

Natale & spending review

Definitivamente archiviati gli anni in cui un po' dappertutto le cene di Natale si ammucchiavano come le foglie secche sui marciapiedi in autunno, montagne di pacchetti regalo che ne prevedevano persino uno per la cugina di quinto grado della compagna di scuola mai più incontrata dal tempo delle elementari, gli addobbi luminosi ovunque a spregio del Rockfeller Center. Tra tavole lastricate di cibi costosi e bottiglioni di champagne profusi come il dopobarba al mattino il vortice inarrestabile di acquisti spaziava in qualunque settore, nessuno escluso. Portafogli aperti e richiusi con la velocità di un pirana amazzonico.
Storia ormai, anzi preistoria.  Pur avendo invocato per anni un Natale più sentito e più vero la nuova colonna sonora è molto amara: licenziamenti, cassa integrazione, precariato furioso. Peggio, disoccupazione.
Quando qualcosa di tutto questo ci tocca da vicino la tentazione di abbandonare ogni velleità, rendersi irreperibili e chiudersi in casa ad accudire la propria rabbia fino a gennaio inoltrato - in modo da poter ignorare così anche il periodo dei saldi - è forte.
Per chi ama le feste di tutti i periodi dell'anno nel quale ritrovarsi con scarse risorse questo è in assoluto il peggiore.
Se però c'è una cosa che ho sempre amato è appigliarmi a qualunque occasione valida per festeggiare e fare regali
alle persone che amo. Molto pensati, accurati, tagliati su misura come un abito, spesso sotto forma di sorprese di infantile memoria. Adoro vederli spacchettare con impazienza e poi quel luccichio negli occhi... Mi piace confezionare tutto quanto accuratamente con calma, con il sottofondo di un vecchio cd di canzoni di Natale anni '50,  magari con un sovrappiù di cioccolata calda e dolcetti fatti in casa, casa che è stata addobbata in abbondanza per renderla ancora più accogliente.
Ci si può lasciare rubare tutto questo? Ma non scherziamo.
Certo, l'alternativa comporta una programmazione feroce, nervi saldi e una discreta fatica. Significa partire molto prima, sfruttare ogni promozione durante l'anno per acquistare al miglior prezzo possibile, distillare ogni goccia di creatività salvatasi dalla desolazione di cui sopra e inventare, autoprodurre. Se non si è avvezzi al bricolage i risultati possono
anche essere  degni dei lavoretti che facevamo in 5a elementare però possono anche uscirne dei successoni e dei capolavori di autenticità. Come i baci di dama fatti con le nocciole nostrane a km zero  (de-li-rio, profumati da sbranarseli tutti ancora prima accoppiarli con il cioccolato), la sciarpa morbidissima che l'ultima a sferruzzarcene una è stata la nonna, le idee sono tantissime e ognuno di noi può trovare la propria personale formula per bypassare i borsellini che ci guardano in cagnesco. E' vero che i regali più costosi non possono essere sostituiti con pensierini fatti in casa ma molti altri sì ed è altrettanto vero che la frase "l' importante è il pensiero" non è solo un detto da vecchie zie. 

Il bricolage mi è stato impiantato nel dna in tenera età e negli anni ho sperimentato parecchio: dal prato di margheritine dipinto su vasetti di vetro per i confetti del mio matrimonio, alle candele e ai cosmetici fatti in casa, per un certo periodo ho avuto persino una macchina per la maglieria semi-industriale, tranne il decoupage che non mi è mai andato a genio penso di aver provato qualunque hobby creativo. Per quanto riguarda la cucina negli anni ho attinto un sacco di idee meravigliose da questo libro:


 
Le ricette sono buonissime e sfogliarlo mi mette immancabilmente di buonumore. Ha un posto d'onore nella piccola libreria a tema cibo alla quale ho destinato un angolo nella mia cucina. Presa dall'impeto ho persino confezionato le bellissime scatoline in cartoncino, molto chic, che si vedono in copertina.
Biscotti, marmellate un pò diverse dal solito, liquori, nel corso degli anni parenti e amici si sono visti recapitare la più grande varietà di manufatti. 
Cose forse anche un pò ingenue e casalinghe come queste foto, sgranate, senza la luce giusta, molto imperfette..
Io però mi sono sempre divertita moltissimo, il momento poi in cui posso usare cellophane, nastri, scatoline e quant'altro mi manda in sollucchero.
Insomma... io non ce l'ho la ricetta vincente per rimediare a bilanci vorticosamente negativi né intendo banalizzare certe situazioni però credo, a ragion veduta perché sperimentato personalmente, che reagire, continuare ad aver voglia di far festa sicuramente aiuti, anche a trovare nuove risorse dentro di noi.




mercoledì 28 novembre 2018

Post in progress

Oh che  cantonata, in positivo ma sempre di cantonata si tratta,  come già successo per diversi altri romanzi. L'iter, sempre uguale, si svolge più o meno così: guardo la copertina "mmhh che tristezza, sento che è una storia deprimente", leggiucchio svogliatamente la trama (perché tanto ho già deciso che non mi piacerà), se possibile dò un'occhiata alla prima pagina ma "no, non mi convince",  nel frattempo guardo il prezzo "uuhh 20 euro, e non scherziamo! Se poi lo accantono non è mica poco…" e lo poso. Solitamente per poi scegliere qualcosa che invece puntualmente si  rivela davvero un autentico, fantasmagorico, pirotecnico bidone.
In questo caso a nulla erano valse le referenze presentate su un vassoio d’argento da Franzen, il suo autore che mi aveva già fatto impazzire con "Le correzioni".
Per fortuna la provvidenza fa si che si possa sempre rinsavire ed esistano le seconde chances.
La lettura è ancora in divenire ma l'entusiasmo è grande. 
E’ un libro potente, corposo  come un vasetto di burro di arachidi inghiottito in un solo boccone, preciso come un laser, un'onda ghiacciata quando sei sulla battigia che ti stai abbronzando ad occhi chiusi senza un pensiero al mondo.
I protagonisti per ora mi irritano e non poco, con le loro paranoie, l’ipocrisia profusa a fiumi, un manipolo di isterici viziati ma vedo già che qualcuno di loro - probabilmente il più malato di mente - ha parecchie possibilità di finire
tra i personaggi che mi porto dietro dopo quasi mezzo secolo di letture goduriose.
Nell'attesa spasmodica di proseguire e affondare in quel pantano di storie dense come sabbie mobili rifletto su chissà quante meraviglie mi sono persa seguendo il mio istinto di consumatore medio e non solo in campo letterario. Ahimé se c'è un qualcosa che con me funziona alla grande sono la grafica, i colori, la confezione accattivante; visivamente sono intortabile come un bimbetto di due anni.
Dopo l' ennesimo "io l'avevo detto!" della mia parte sveglia bisogna che d'ora in poi faccia scegliere a lei :-).

lunedì 26 novembre 2018


Ieri ricorreva la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, istituita dalle Nazioni Unite già una ventina di anni fa, purtroppo di drammatica attualità visto l'incremento esponenziale e terrificante di omicidi e maltrattamenti.
Quest' anno la data ha avuto particolare rilievo, sui social media personaggi pubblici e non hanno postato i loro selfie con finti lividi disegnati dal trucco, la Hunziker che - va detto - lei su questo si impegna da tempo, è stata pluriintervistata con il solito parossismo mediatico; non ha mancato di sentenziare l'onnipresente Ferragni strumentalizzando l'argomento per uno dei suoi soliti post glamour - simil - pruriginous abbarbicata come un vitigno all' onnipresente pure lui Fedez.  
Ci sono state ovunque manifestazioni ed iniziative, in televisione per tutta la serata ho visto susseguirsi senza tregua uno spot nel quale diverse attrici si facevano portavoce di una vittima, sono stati coniati nuovi hashtag (che molto probabilmente stasera saranno già stati dimenticati). 
Tutto o quasi corretto, perlomeno la sensibilizzazione fatta con le migliori intenzioni intendo, sicuramente stimolando l'autostima e la consapevolezza di tante potenziali vittime si farà un passo avanti in termini di prevenzione.
Io però non riesco a fare a meno di pensare a quando una mia parente è stata vittima di stalking pesante da parte di uno sconosciuto psicopatico e per un bel pò ha dovuto farsi accompagnare al lavoro da suo padre e spostarsi praticamente scortata che nemmeno un magistrato. Il commento di chi sarebbe stato preposto a prevenire e proteggere è stato: "le ha fatto del male?" e alla risposta "no, non ancora perlomeno" la poveretta si è vista liquidare con un "e allora mi dispiace ma per legge proprio non possiamo fare nulla, non ci sono gli estremi". Della serie "ritorni con almeno una lesione".
E le mie conclusioni personali su questo argomento sono tutte in quella risposta, impregnate di perplessità e una certa sfiducia.

lunedì 19 novembre 2018

Il potere delle parole


Bel film visto recentemente, Quasi nemici - l'importante è avere ragione.
Bravi attori, una bella storia e tanti spunti di riflessione. Il professore universitario - Daniel Auteuil - razzista, arido e meschino ad inizio film risulta urticante.
La sua allieva - interpretata da Camélia Jordana - è il personaggio bello della storia. Intelligente, determinata - lo è già di suo e un altro po' di volontà la trova lungo la strada man mano che il gioco si fa più interessante - forte, con una certa fierezza.
E' un film sul razzismo, che si combatte con il coraggio ma anche e soprattutto con  l'intelligenza. Parla delle occasioni sprecate e quelle a rischio spreco quando siamo giovani e inesperti. E' un film sulla vita che ci vorrebbe ingabbiare a seconda del quartiere in cui nasciamo, sulle piccole e grandi meschinità nelle quali viviamo immersi. Ci ho visto tante cose insomma e quando esco dal cinema che oltre ad essere stata intrattenuta mi sono anche emozionata sono sempre molto soddisfatta. 
Mi ha ricordato molto "La melodie" uscito un po' di mesi fa, anch'esso ambientato nelle banlieues e anch'esso una storia di emarginazione e riscatto. Li i protagonisti erano ragazzini più piccoli e subentrava anche una profonda tenerezza. Molto consigliati entrambi.

sabato 10 novembre 2018

Ancora un po' in giro

Un compleanno speciale festeggiato in Toscana questa primavera, tutta la famiglia insieme. Bellissimo fine settimana, siamo stati proprio bene.









Divagazioni

E dopo l'Irlanda - nella quale ho lasciato un pezzo di cuore e dove andrei a vivere anche domani -  ci sono stati Portogallo e Andalusia.










Che collezione infinita di chiese e arte sacra, di storie di navigatori e nuovi mondi, molti assaggi di quella che poi è l'architettura quando si varca l'Oceano. Ho sognato parecchio.
Quest'anno invece è stata Andalusia. L' approfondimento di un viaggio fatto trent'anni fa.
E' anche qui la fantasia, tra giardini arabi, aranceti e tanta storia straordinaria ha avuto di che cibarsi.
E mi piace avere questo blog, così come facebook ed instagram, perché sono modi per continuare a tenere vive tutte queste emozioni.