mercoledì 1 aprile 2020


Alcune settimane fa mi trovavo su un treno di ritorno da una breve vacanza a Napoli. L'emergenza Coronavirus qui in Italia era cominciata due giorni prima con l'esplosione di due focolai.  Si cominciavano a vedere le prime sciarpe alzate a simulare mascherine già introvabili ovunque, qua e là qualche timido tentativo di tenere un minimo di distanza, il consiglio di lavarsi le mani che sarebbe diventato il nostro mantra quotidiano fino ad ossessionarci scorreva ovunque su tutti gli schermi. 
Le lunghe otto ore necessarie per arrivare a casa  sono state un alternarsi di apprensione, tristezza, ho provato una terribile stanchezza all'idea di dovermi difendere abituata come tutti al comfort di una vita igienicamente sicura, ho letto la stessa ansia sul viso degli altri passeggeri di quel treno affollato all'inverosimile e quindi rischioso,  è stato un viaggio angosciante che per alcuni aspetti non dimenticherò mai. 
Da subito mi sono sentita inerme, incapace di difendere me stessa e le persone che amo, infinitamente triste per tutti coloro che avrebbero perso la vita. Da persona pratica mi sono anche arrabbiata con me stessa per non aver colto la potenzialità di quanto già avvenuto in Cina e non essermi preparata. Al pensiero di procurarmi delle mascherine mi ero sentita un' allarmista ingiustificata, eravamo così certi che qui in Italia la situazione non sarebbe precipitata da essere andati in vacanza, con qualche dubbio e adottando comunque delle precauzioni ma comunque abbastanza tranquilli. 
Su quel treno ho pensato alla vita che avanza cieca e sorda come un fiume in piena e travolge tutto nella sua struggente, feroce, ineluttabile bellezza e ancora una volta mi sono sentita di fronte ad un immensità per la quale nessuno di noi potrà mai essere pronto.
Nei giorni successivi, con una velocità che ci ha ammutolito, le nostre vite sono state travolte davvero.
Il sapone. Il nostro nuovo miglior amico (non che prima non lo fosse ma adesso è proprio un'ossessione). Sono arrivata al punto di lavare persino le confezioni di cibo perché ormai anche fare la spesa potrebbe essere potenzialmente letale. Da un mese non mi tocco occhi, naso e bocca se non sono assolutamente certa di avere le mani pulite come quelle di un chirurgo. Ho smesso di mangiucchiarmi le unghie, questo è bello.
Le scarpe lasciate fuori dalla porta, la disinfezione di ogni oggetto che è stato all'esterno, la spesa ogni quindici giorni perché ogni volta è talmente faticoso e stressante con mascherine, guanti, autocertificazioni sempre nuove da compilare, persone che nelle corsie del supermercato non possono fare a meno di arrivarti addosso che preferisco rinunciare a qualcosa e mangiare il disponibile, sono diventata la regina del cucinare "senza".
Ora facciamo tutti il pane in casa, era da una vita che volevo avviare una coltura di lievito madre finalmente l'ho fatto, anche questo è bello. E lo studio del pianoforte, quattro ore al giorno, praticamente un lavoro, ripreso dopo anni, inizialmente per darmi un minimo di disciplina e tenere a bada l'ansia, continuato con grande piacere.
I figli che vivono in altre case e ci mancano più dell'aria e abbiamo un disperato bisogno di stritolarli in un abbraccio di almeno un'ora, gli anziani che ci fanno preoccupare perché sono i più indisciplinati, gli affetti coltivati via skype o whatsapp, stasera con la mia famiglia ci collegheremo tutti all'ora di cena a simulare una convivialità che al momento non può esserci.
Da qualche anno si leggeva di megavirus, sapevamo che prima o poi sarebbe successo ma adesso che il peggior film catastrofista si è avverato siamo senza parole. I primi giorni sorretti dall'adrenalina abbiamo fatto caciara sui balconi, suonato,  cantato l'inno nazionale, tricolori appesi ovunque, ognuno ha esorcizzato la paura a modo suo. Man mano che l'inattività ci ha fiaccato si è insinuata la depressione e in questa aria viziata non si riesce a pensare ad altro che al momento in cui finirà. Resistono solo le personalità narcisiste tipo comici, cantanti e attori ma loro hanno bisogno di un pubblico altrimenti impazziscono, noi che non siamo gente di spettacolo ormai vegetiamo.
Di questo periodo mi accompagneranno per sempre alcune immagini. La lunga fila di camion dell'esercito carichi di bare portate nei crematori di altre regioni, i malati trasportati in terrorizzanti barelle chiuse che sembrano già anticipare il destino finale di molti di loro, l'interno di un reparto di rianimazione visto alla televisione che non mi fa dormire da una settimana, il Papa che prega solo in mezzo a Piazza San Pietro, un momento storico inimmaginabile e immenso nella sua tragicità.
Ci sono stati anche positivi effetti collaterali tipo il buco dell'ozono che sta migliorando, gli animali selvatici che si riappropriano dei loro spazi, l'aria molto più pulita, tanto tempo libero per fare tutte quelle cose per le quali non si ha mai tempo, una vita più frugale ed autentica. La solidarietà preferisco considerarla come reparto a parte perché purtroppo per molti italiani è contingente, appena sarà tutto finito molti, troppi, gli stessi che non rispettano le regole della quarantena, torneranno al loro misero orticello fatto di quattro verdure appassite e meschine. Però si sono viste grandi prove di generosità e abnegazione totale, per fortuna di persone grandi ce ne sono moltissime.
Cosa vorrei fare una volta finito? Cucinare una cena luculliana per figli e famiglia. Fare un giro a Sestri Levante possibilmente in una bella mattina di sole, speriamo sia ancora primavera. Andare a mangiare una pizza. Vedere un mercatino con la gente che mi spintona (anche se temo che per molto, molto tempo le folle le eviteremo). Voglio stare in giro tre giorni di fila. Andare al mare io che ormai da alcuni anni non sopporto più il caldo, tagliarmi i capelli,  programmare la prossima vacanza. Tutti stiamo pensando a come riprogrammare le nostre vite e sistemare quello che non va o non è ideale ma le cose che ora ci stanno mancando di più sono anche le più basiche quindi mi sa che ricominceremo da quelle.
Saremo diversi? Ci sto pensando e francamente non lo so. Gli uomini dimenticano in fretta, raramente imparano dal passato. Magari resteremo più fobici ma non è detto nemmeno quello.
E' probabile che io mi accorga di essere diventata nel frattempo un animale più sociale e questo mi piacerebbe, speriamo.