mercoledì 10 febbraio 2021

La produttività ai tempi del Covid


Maaale, maale, maaale come tuonerebbe con vocione baritonale il re della pizza romana Bonci in una delle sue trasmissioni televisive azzannando un trancio di manufatto lievitato che non scrocchia come dovrebbe.
Sto riflettendo su confinamento e produttività e dopo quasi un anno di vita monastica, trascorso perlopiù in pigiama e senza trucco, sono arrivata alla conclusione che mantenere un giusto ritmo produttivo con tutta la giornata davanti, una connessione internet efficiente, un abbonamento a Netflix e nessun impegno in vista ancora per chissà quanto è un obiettivo arduo.
A mia discolpa va detto che da quasi due mesi è un pò come stessi allattando, devo portare fuori la cuccioletta ogni ora e mezza, due ore senza uscire non sono già più una garanzia che non la farà in casa (a volte neanche l'ora e mezza, sigh..) e quindi non faccio in tempo ad iniziare un lavoro che è già il momento di uscire (e preferisco sorvolare sulle mises terrificanti con le quali mi catapulto fuori: pantaloni di pigiama a quadretti + giacca a vento ormai sono la divisa d'ordinanza, senza parlare dei capelli che dopo un anno senza parrucchiere mi rendono più simile ad una medusa che ad un essere umano), sarà, dicevo, che c'è questo presupposto però in questi ultimi mesi non riesco più a darmi quel minimo di regole che avevano scandito il primo lockdown. Quattro ore di studio del pianoforte al giorno, un pò di attività fisica, cure di bellezza, tanta lettura, avevo dei ritmi da soldatino. In quel momento era anche una necessità per tenere lontane tristezza e preoccupazioni, forse un pò di cazzeggio arrivati a questo punto oltre ad essere fisiologico è anche sano però diciamo che ora ho solo voglia di giocare con Doris e fare lunghe passeggiate nei boschi, nient'altro, cosa che effettivamente poi faccio.
Ho letto molti articoli con consigli e suggerimenti su come mantenere una sana routine ma penso che ci voglia una volontà di titanio per mantenersi mentalmente e fisicamente attivi così a lungo (è già passato un anno, UN ANNO), sempre stando a casa, senza vita sociale e con una ridottissima vita familiare.
La mia disaffezione per la cyclette fortunatamente è un problema superato perché con un cagnolino pieno di energia di movimento fisico ne faccio moltissimo però per quanto riguarda gli altri aspetti funziona così: alla sera mi dico "domani faccio questo, questo e questo", sono motivata come non mai, sento di avere la programmazione in pugno,  l'indomani mi dico "ma chi se ne frega, ma riposati che un periodo così tranquillo quando ti ricapita, lo farai domani" e l'indomani il ciclo ricomincia. Conseguenze dell'aver lavorato come una pazza per vent'anni senza mai un attimo di tregua? Probabilmente. Forte senso del dovere? Anche, anzi è soprattutto quello. 
Ma a quel paese i sensi di colpa, alla fine della riflessione sono arrivata alla conclusione che mi godrò ancora un pò questa parentesi, crogiolandomi (rigorosamente in pigiama) in questa bolla sospesa, uno dei pochi aspetti positivi di questa faccenda sono proprio i ritmi lenti e il tempo per noi stessi. Se poi qualcuno si trovasse a passare di qui e avesse suggerimenti per ottimizzare un pò la questione lo ringrazio in anticipo. In mancanza di idee risolutive mi avvolgo ancora di più nel plaid e faccio un pisolino.