Ho letto questo romanzo per caso perché, lo confesso, era uno dei pochi titoli di Kobo plus che mi attiravano in quel momento. Dalla copertina ho pensato che si trattasse dell'ennesima storia etnica super trita, non conoscevo l'autrice e non avevo mai visto questo titolo ma, una volta letta la sinossi, l'ho scaricato. E ho fatto bene.
È stato faticoso, è stata una lettura impegnativa per il carico di partecipazione emotiva, di dolore e di rabbia infinita. Ma è stato necessario, oltre al fatto che è un bel romanzo molto ben scritto. È un libro che va letto, per capire tante cose riguardo all'occupazione della Palestina, per immaginare quello che è stata prima del 1948 e soprattutto per ricordare chi ha perso la casa, i suoi cari, la sua stessa vita subendo sofferenze inimmaginabili.
Quando un argomento mi interessa devo sempre approfondire e quindi il successivo è stato questo:
Se il primo non faceva sconti questo in alcune pagine per me è stato quasi insostenibile. Mi sono ritrovata spesso in tensione, con la mascella contratta. Non sono un tipo coriaceo, ho una sensibilità a dir poco burrosa, sono come i bambini e non reggo ingiustizie e maltrattamenti nemmeno nei cartoni Disney, ho dovuto quindi metterlo in pausa alcune ore e riprenderlo più di una volta. Però anche in questo caso un libro assolutamente da leggere. L'autrice ti afferra senza complimenti, ti tiene saldamente in modo che tu non possa scappare, ti fa vedere fino in fondo al baratro e non ti lascia andare finché non è sicura che tu sia accuratamente informato sui fatti. "Hai visto bene? Te lo immagini cosa voglia dire vivere esperienze simili? Bene, ora puoi andare". E quando arrivi in fondo un' idea chiara te la sei fatta. Anche in questo caso una bella scrittura anche se con romanzi come questi finisce che ti fai prendere più dalle emozioni piuttosto che notare la tecnica, comunque la tecnica qui non mancava.
Ora sto leggendo questo:
Non è un romanzo ma si tratta di una raccolta di cronache sul campo, è stato scritto in soli trenta giorni con il contributo di tantissime persone. Mentre lo leggo mi chiedo se sono ancora vive, probabilmente la maggior parte di loro no. È anche un omaggio alla cultura e alla storia palestinese, al paese che è stato e c'è anche tanta poesia e umanità però è doloroso.
I due romanzi mi hanno anche lasciato comunque un'ombra di speranza: la resistenza infinita di personaggi indimenticabili, la loro profonda umanità, l'amore che salva (quasi) sempre. In questo quasi nulla viene lasciato all'anestetico potere dell'immaginazione.
Mi sembra impensabile che possa ripetersi una tragedia simile, non dopo che ci siamo già cascati tante volte.
Mentre noi siamo qui a pensare al nulla, all' estate che sta arrivando, alla prossima vacanza, intenti a oziare su Instagram giocando a migliorare le foto con i filtri, occupandoci di futilità e aperitivi, in un altro paese i bambini vengono deliberatamente bruciati vivi da bombe al fosforo. Vengono lasciati morire di fame e sete, imprigionati e torturati, vivono sotto choc e tremano senza sosta per i continui bombardamenti, vagano in mezzo al nulla, soli, senza più sicurezze e riferimenti.
Basta digitare Palestina per vedere foto e video di atrocità inimmaginabili. Ed è solo l'epilogo di ottant'anni di persecuzioni continue e scientifiche. Ma d'altronde la nostra specie ha iniziato con la polvere da sparo per arrivare ad armi terrificanti che levano il respiro solo a parlarne.
Siamo quelli della tortura, dei massacri, quelli della vivisezione, abbiamo tollerato la schiavitù per secoli! Siamo capaci di tutto.
E il mondo semplicemente se ne infischia e va avanti per la sua strada, senza fare nulla. Quando ci chiederanno dove stavamo guardando mentre succedeva dovremo vergognarci fino a voler scomparire. Io mi vergogno, sinceramente.
Oltre a boicottare Israele con i miei acquisti, a non vedere Eurovision data la sua partecipazione (si vabbè, che eroismo...) e a donare un po' di pasti nemmeno io ho fatto nulla. E non vale trovare scuse e raccontarci che in questi casi il singolo non può fare nulla perché non è così. Abbiamo tutti le nostre battaglie personali che ci tengono impegnati e ci rendono ciechi e sordi ma girarsi dall'altra parte non ci fa onore.
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