lunedì 26 novembre 2018


Ieri ricorreva la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, istituita dalle Nazioni Unite già una ventina di anni fa, purtroppo di drammatica attualità visto l'incremento esponenziale e terrificante di omicidi e maltrattamenti.
Quest' anno la data ha avuto particolare rilievo, sui social media personaggi pubblici e non hanno postato i loro selfie con finti lividi disegnati dal trucco, la Hunziker che - va detto - lei su questo si impegna da tempo, è stata pluriintervistata con il solito parossismo mediatico; non ha mancato di sentenziare l'onnipresente Ferragni strumentalizzando l'argomento per uno dei suoi soliti post glamour - simil - pruriginous abbarbicata come un vitigno all' onnipresente pure lui Fedez.  
Ci sono state ovunque manifestazioni ed iniziative, in televisione per tutta la serata ho visto susseguirsi senza tregua uno spot nel quale diverse attrici si facevano portavoce di una vittima, sono stati coniati nuovi hashtag (che molto probabilmente stasera saranno già stati dimenticati). 
Tutto o quasi corretto, perlomeno la sensibilizzazione fatta con le migliori intenzioni intendo, sicuramente stimolando l'autostima e la consapevolezza di tante potenziali vittime si farà un passo avanti in termini di prevenzione.
Io però non riesco a fare a meno di pensare a quando una mia parente è stata vittima di stalking pesante da parte di uno sconosciuto psicopatico e per un bel pò ha dovuto farsi accompagnare al lavoro da suo padre e spostarsi praticamente scortata che nemmeno un magistrato. Il commento di chi sarebbe stato preposto a prevenire e proteggere è stato: "le ha fatto del male?" e alla risposta "no, non ancora perlomeno" la poveretta si è vista liquidare con un "e allora mi dispiace ma per legge proprio non possiamo fare nulla, non ci sono gli estremi". Della serie "ritorni con almeno una lesione".
E le mie conclusioni personali su questo argomento sono tutte in quella risposta, impregnate di perplessità e una certa sfiducia.

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